Il tragitto di ognuno è pulsionale secondo la particolarità della parola, e con esso si struttura l'unicità del caso clinico. Si tratta di qualcosa che non rientra in alcuna scienza o disciplina umana.
Il modo “standard” di intendere la vita, ovvero il fare, il suo mestiere, la sua attività e l’avvenire, segue la dicotomia dell'uomo mortale o immortale, tra il positivo e il negativo, tra la fantasia di inizio e quella di fine.
Con queste fantasie le cose, la ricerca, il fare, la scrittura, gli avvenimenti e le vicende della vita, sono presi dal concetto della vita che finisce, e ognuno coltiva l'idea dell'alternativa fra positivo e negativo, l’idea della soluzione, della risoluzione e della durata come maschere della morte, di cui è creduta la certezza e la presenza.